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Crediti Iva, si riduce la platea di chi può chiedere il rimborso

Dottore Commercialista Revisore Legale dei Conti & Partners

Dal 1° gennaio 2013, l’aumento del volume d’affari con le operazioni effettuate nei confronti di soggetti passivi, debitori dell’Iva in un altro Stato Ue, riduce la possibilità di rispettare le condizioni per chiedere a rimborso l’Iva trimestrale (o annuale) a credito. La novità va considerata da chi sta predisponendo la richiesta di rimborso del credito Iva del primo trimestre 2013, tramite l’invio dell’istanza (modello Iva TR), entro il prossimo 30 aprile.
Dal 1° gennaio 2013, i soggetti passivi stabiliti in Italia devono fatturare le “cessioni di beni e prestazioni di servizi” (diverse dalle operazioni bancarie, finanziarie e assicurative dell’articolo 10, nn. da 1 a 4 e 9), “effettuate nei confronti di un soggetto passivo che è debitore dell’imposta in un altro Stato” Ue (anche se non sono soggette ad Iva in Italia, ai sensi degli articoli da 7 a 7-septies). Va indicato al posto dell’Iva l’annotazione «inversione contabile» e l’eventuale specificazione della relativa norma comunitaria o nazionale.
Sempre da quest’anno, queste operazioni concorrono a formare il volume d’affari del contribuente, a differenza di quanto avveniva in passato.
Anche nel 2012, come quest’anno, l’emissione della fattura era obbligatoria per le prestazioni di servizi “generiche”, rese a soggetti passivi Iva stabiliti in altri Paesi Ue, anche se queste operazioni non sono soggette a Iva, ai sensi dell’articolo 7-ter, Dpr n. 633/1972. L’imposta è dovuta nell’altro Paese Ue ad opera del committente, attraverso l’inversione contabile. Fino allo scorso anno, però, era previsto che queste operazioni fossero escluse dal calcolo dal volume d’affari, ai sensi dell’articolo 20, comma 1, Dpr n. 633/1972.
L’aumento delle operazioni che concorrono a formare il volume d’affari riduce le possibilità di richiedere a rimborso l’Iva a credito trimestrale (o annuale), usufruendo della disposizione contenuta nell’articolo 30, comma 3, lettera b, Dpr 633/1972 (articolo 38-bis, comma 2, Dpr 633/1972, per il rimborso trimestrale). Si tratta dei soggetti che richiedono la restituzione dell’eccedenza a credito nel caso in cui siano effettuate cessioni all’esportazione e operazioni assimilate (operazioni non imponibili di cui agli articolo 8, 8-bis e 9, dpr 633/1972) per un ammontare superiore al 25% “dell’ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate” (articolo 30, comma 3, lettera b, dpr 633/1972).
L’importo su cui calcolare il 25% dovrebbe coincidere con il volume d’affari, anche se l’agenzia delle Entrate potrebbe limitare la penalizzazione descritta, in via interpretativa, considerando che l'”ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate” corrisponda soltanto a quelle operazioni che soddisfano il presupposto territoriale, escludendo le cessioni e le prestazioni di cui all’articolo 21, comma 6-bis, Dpr n. 633/1972, cioè quelle extraterritoriali (si veda Il Sole 24 Ore del 21 gennaio 2013).
In particolare, per il rimborso Iva trimestrale, viene compilato il rigo TD2 e il rimborso compete se il rapporto percentuale tra l’ammontare delle operazioni non imponibili (numeratore) e quello complessivo delle operazioni effettuate (denominatore) risulta superiore al 25 per cento. Aumentando il denominatore, cioè il volume d’affari, con le cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti di soggetti passivo debitori dell’Iva in un altro Stato Ue, la percentuale si riduce.